I ristoranti che sono riusciti a sopravvivere alla più disastrosa crisi italiana da generazioni riapriranno con il servizio da asporto. Ma i bar e persino le gelaterie rimarranno chiusi. L'uso dei mezzi pubblici sarà scoraggiato e tutti dovranno indossare maschere negli spazi pubblici.
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Un momento di grande responsabilità
Wuhan, la città cinese dove il virus è emerso a dicembre 2019, ha guidato il mondo in un isolamento senza precedenti durato 76 giorni. Settimane dopo l'Italia ha seguito il suo esempio, diventando la prima democrazia occidentale a chiudere praticamente tutto di fronte a una malattia che oggi ha ufficialmente ucciso più di 30.000 persone nel Paese.
La vita degli italiani cominciò a chiudersi intorno a loro, mentre diventava sempre più evidente che i primi contagi nelle province intorno a Milano stavano andando fuori controllo. Il primo ministro Giuseppe Conte ha quindi iniziato a mettere in isolamento un quarto della popolazione nel cuore industriale del nord. L'improvviso provvedimento ha spaventato molti che, per paura di essere rinchiusi insieme alla minaccia del virus, li ha portati a fuggire verso le regioni meno colpite. Il pericolo che il virus si diffonda con loro portando a un collasso del sistema sanitario, ha costretto Conte ad annunciare un blocco nazionale il 9 marzo.
"Oggi è il nostro momento di responsabilità", ha detto Conte alla nazione. "Non possiamo abbassare la guardia.”
Il bilancio ufficiale dei morti era allora di 724. Seguirono altre ondate di restrizioni, mentre centinaia di persone iniziavano a morire ogni giorno. Quasi tutto, tranne le farmacie e i negozi di alimentari, è stato chiuso in tutto il Paese. L’ultima azione di Conte ha comportato la chiusura di tutte le fabbriche non essenziali il 22 marzo.
Una crisi inevitabile
Il tributo economico di tutte queste chiusure è stato storico. L'economia italiana, la terza più grande dell'Eurozona, ha iniziato a vivere una delle depressioni più gravi dagli anni Trenta. Metà della forza lavoro ha ricevuto il sostegno dello Stato mentre molti altri avevano paura di diventare disoccupati. Purtroppo, a causa del mancato profitto di questi mesi, molti negozi e aziende non saranno più in grado di riaprire.
Gli italiani si sono dimostrati preoccupati e incerti che Conte sia effettivamente in grado di traghettare il Paese in acque sicure anche se la sua presa di posizione di chiudere il Paese subito dopo la Cina, è stata una delle migliori decisioni prese di tutta Europa.
L’uscita dell’isolamento e il risultato psicologico sulla popolazione
La riapertura scaglionata dell'Italia è complicata da un sistema altamente decentralizzato che permette alle 20 regioni del Paese di applicare le proprie regole.
Gli incontri sociali rimangono vietati ed è obbligatorio indossare una maschera sui mezzi pubblici e negli spazi pubblici chiusi. Le restrizioni per i funerali sono diminuite, con un massimo di 15 persone a cui è consentito partecipare, ma le messe e i matrimoni dovranno aspettare. Bar, parrucchieri e ristoranti potranno, invece, riaprire solo il 1° giugno, se il tasso di infezione continua a diminuire. La mascherina e i guanti dovranno comunque essere indossate ancora fino a data da destinarsi.
Le aspettative per un rapido ritorno alla normalità sono alte, soprattutto al sud, dove ci sono stati meno casi di Covid-19 rispetto al nord. L'umore è cupo, non solo perché il virus, nonostante il suo rallentamento, continua a mietere vittime, ma anche perché la gente è nervosa dopo essere stata costretta a restare a casa per più di 60 giorni. Tutta questa incertezza sembra pesare sulla psiche della nazione. Da un sondaggio dell'Istituto Piepoli è emerso che il 62% degli italiani pensa di aver bisogno di un sostegno psicologico per affrontare il mondo post-isolamento.